17 gennaio 2007

L'Onorevole Andreotti (raccontato da un video delle Iene)


L'Italia aveva un Presidente del Consiglio che aveva rapporti con la mafia.


Nonono! Non è Silvio! è il gobbo, Andreotti, l'onnipresente, che sentenzia di qua e di là in Tv sui giornali, nelle pubblicità ecc ecc


Il video delle Iene di seguito è molto più chiaro di ogni mia singola e barbosa parola:


http://www.iene.mediaset.it/video/video_1840.shtml?flv


Da notare come la TV italiana sia chiarificatrice. Ottimo servizio, sia pubblico sia privato!


-.-


di seguito anche il commento di Marco Travaglio, l'unico vero giornalista in Italia, come al solito pungente e divertente al punto giusto:


da l'Unità del 17 gennaio 2007


Storici e buffoni Tv

di Marco Travaglio



Ci volevano le Iene per raccontare in tv, in esclusiva nazionale, com'è finito davvero il processo per mafia a Giulio Andreotti. L'altra mattina all'alba la iena «Pif», al secolo Pierfrancesco Diliberto, s'è recata dinanzi all'uscio del senatore prescritto a vita, all'ora della Santa Messa, per porgergli i migliori auguri di compleanno e consegnargli un dono particolarmente gradito: una finta insegna stradale con scritto «Giulio Andreotti - Insigne Statista», anticipando di qualche anno le scelte del Parlamento che, alla dipartita del divo Giulio, non mancherà di intitolargli strade, piazze, busti e monumenti. L'ex-sette-volte-presidente-del-Consiglio, sotto un cappellaccio a larghe tese, sfoderava le solite battutine che per sessant'anni hanno deliziato i giornalisti di corte. Poi la Iena estraeva una seconda versione dell'insegna decisamente più completa: «Giulio Andreotti - Insigne Statista (che fino al 1980 ha avuto relazioni amichevoli e dirette con esponenti mafiosi di spicco)». La frase tra parentesi - com'è noto a chi non vede Tg1,Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto, La7, Sky News - è tratta dalla sentenza definitiva del processo di Palermo. Sentenza che Andreotti, prima della sorpresina finale, aveva elogiato con gran trasporto («grazie a Dio, dopo 11 anni, il mio processo è finito come doveva finire»). Non sapeva, l'insigne statista, di non avere di fronte il solito mezzobusto da riporto, ma un comico che la sentenza l'aveva letta. Infatti, quando ha provato a balbettare che «queste sono leggende» e «posso dimostrare che in quel periodo ero in Giappone» (testuale), l'informatissimo buffone gli ha piazzato sotto il naso il verdetto della Cassazione: «Lei, senatore, l'ha letta, vero? Ecco, guardi, qui dice che…». L'insigne prescritto s'infilava lesto nell'autoblu, mentre Pif ripeteva beffardo: «Buon compleanno, senatore». Un compleanno indimenticabile.

Anche uno storico di gran fama, in questi giorni, ha voluto misurarsi col processo Andreotti. Si tratta di Ernesto Galli Della Loggia, nella sua rubrica su «Style» (il mensile superpatinato del Corriere): «Appunti di Storia». Partendo dalle tragicomiche imprese del duo Scaramella-Guzzanti, lo storico precisa subito: «Non mi ha scandalizzato per nulla l'ipotesi che l'on. Guzzanti abbia cercato di incastrare Prodi cercando prove di un suo ruolo passato al servizio dello spionaggio sovietico. Mi stupisco semmai che qualcuno si scandalizzi: non riesco a capire perché a suo tempo era ammissibile, anzi da moltissimi salutato con gioia, che la Commissione antimafia e il suo presidente Violante indagassero sui rapporti tra Andreotti e la mafia… così come era del pari ammissibile che si servissero delle testimonianze dei peggiori ceffi del sottobosco criminale, mentre al povero on. Guzzanti non avrebbe dovuto essere consentito di cercare di dimostrare che Prodi aveva un filo diretto con il Kgb… È la distinzione tra fantasie politicamente lecite e fantasie politicamente illecite che mi sembra inammissibile». Allo storico Galli, nonché Della Loggia, sfuggono forse un paio di dettagli. 1) Che Andreotti avesse rapporti con la mafia non è una «fantasia»: è un fatto non solo definitivamente accertato dalla Cassazione, ma pure universalmente noto da una trentina d'anni, dacchè l'insigne statista si avvalse di collaboratori come Lima, Ciancimino e i cugini Salvo. Viceversa sono fantasie i rapporti fra Prodi e il Kgb, visto che non s'è mai trovato uno straccio di indizio, a parte le «rivelazioni» del noto Scaramella, purtroppo residente in carcere per calunnia. 2) È del tutto ovvio che, per sapere se un tizio abbia rapporti con la mafia, si interpellino gli uomini della mafia; così com'è ovvio che, per sapere se uno è un agente del Kgb, si interpellino gli uomini del Kgb. Purtroppo, ben 38 mafiosi (e una dozzina di incensurati) hanno testimoniato sulla mafiosità di Andreotti, mentre nessun agente sovietico ha mai testimoniato sull'arruolamento di Prodi nel Kgb. Spiace dover ricordare i fondamentali a uno storico tanto insigne, ma grande è la confusione sotto il cielo, e ancor più sotto la Loggia. Prima di concludere che la Storia è affare troppo serio per affidarlo agli storici, sarà bene regalare a Galli Della Loggia una copia della sentenza Andreotti, o almeno la clip delle Iene.

In alternativa, si potrebbe commissionare un libro di storia alle Iene e un programma comico a Galli Della Loggia. Fa molto ridere anche lui.





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1 commento:

Anonimo ha detto...

per me andreotti restera' un personaggio politico poco chiaro...un uomo molto devoto al cattolicesimo, e al tempo stesso legato ad associazioni mafiose e a partiti segreti come la epica loggia p2...probabilmente verra' ricordato solamente come un grande stagista, e per il suo equilibrio mostrato dentro e fuori montecitorio...per il resto e' come loro..